11 Dec 2008

energie a confronto...


























Tra i tanti grafici e schemi che comparano le diverse forme di energia, questa illustrazione
mi ha colpito per sintesi ed efficacia, anche nell'evidenziare l'importanza tuttora cruciale del petrolio!

(L'immagine e' tratta dal sito "The Oil Drum", con qualche leggera rielaborazione.
Assumptions:
"The Three Gorges Dam (China) is rated at its full design capacity of 18 Gigawatts.
A nuclear power plant
is rated at 1.1-GW unit (DiabloCanyon plant, California).A coal plant is rated at 500 Megawatts. Wind turbine rated at 1.65 MW (
100‑meter blade span)
A solar panel is a 2.1‑­Kilowatt system made for home roofs.
MORE DETAILS: http://www.theoildrum.com/node/2186)

2 comments:

Unknown said...

Caro Giacomo,

mi inserisco qui, ma su ogni altro post poteva andare bene.

Complimenti per l’iniziativa! Il blog mi piace molto, sia per la scelta del tema che per il modo in cui lo conduci. Come stai inquadrando il problema energetico mi sembra ottimo: informativo, sintetico e accademicamente rigoroso. Continua così, c’e’ molto bisogno di qualcuno che metta assieme le tante informazioni (talora discordanti) che esistono al riguardo del problema energetico del pianeta.

Lascio un breve ragionamento - a riguardo della crisi del petrolio – che avevo sentito alla London School of Economics e che mi aveva colpito. Il paradosso della crisi: se ne parli la causi, se non ne parli ti coglie impreparato. Provo a spiegarmi in modo semplice.

Le compagnie petrolifere sono in deficit commerciale, cioè non riescono a pareggiare il bilancio solo con le vendite del petrolio, perché i costi di estrazione e ricerca crescono e il greggio disponibile cala. Essenziale per loro sono le entrate che vengono dagli azionisti, cioè quelli che comprano quote delle compagnia quindi finanziandola, e in cambio ricevono dei dividendi dei profitti della compagnia.

Ora, se le compagnie dichiarano lo stato dei fatti, cioè che il petrolio scarseggia, allora non c’è interesse per gli azionisti a investire in compagnie destinate a declinare, toglierebbero quindi i loro finanziamenti accelerando il collasso dell’attività di ricerca, estrazione e produzione e quindi accelerando la crisi.

Al contrario, se non si parla chiaramente dello stato attuale di disponibilità del greggio, allora si mantiene l’apparenza che tutto vada bene, il sistema azionario legato all’industria del petrolio rimane intatto garantendo profitti a breve termine, ma la fine del greggio arriverà comunque e ci coglierà impreparati.

Spero di essermi spiegato, non sono un economista e ho bisogno di ripassare questi ragionamenti in modo semplice. Non ho pensato molto a come questo ragionamento, che ho imparato 2 anni fa, possa essere stato modificato dalla crisi corrente. A prima vista mi sembra ancora valido.

giacomo said...

Ciao Simone, hai toccato un punto cruciale. Il paradosso: “se parli della crisi la causi, se non ne parli arrivi impreparato” funziona in molti ambiti del nostro sistema economico; basti pensare alla crisi attuale, nata dai crolli degli istituti finanziari...
eppure mi suona un po’ come i vecchi proverbi che si contraddicono a vicenda in modo da andare bene in tutte le stagioni e confondere le acque.... "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino"... ma "chi non risika non rosika".. (nel dubbio, bevin un taj...).

A parte gli scherzi, come tu sottolinei giustamente, i meccanismi economici sono complessi e causa ed effetto si compenetrano richiedendo di guardare la realtà da molti punti di vista evitando pregiudizi e risposte a priori.
Tuttavia rimango istintivamente sospettoso e, senza pretesa di avere una risposta univoca su un tema così complesso, aggiungo una riflessione:

La sovrastima delle risorse non solo non permette di prepararsi alla scarsità del greggio, ma ha anch’essa l’effetto di accellerarlo: infatti giustifica le società occidentali a mantenere dei tassi di consumi molto alti invece di prendere più sul serio il risparmio energetico, con un collaterale costo ambientale che va anch'esso considerato nel bilancio complessivo.

Non nego che trovare nuovo petrolio sia ora la soluzione primaria per evitare una crisi traumatica del nostro sistema economico (strutturalmente dipendente dal petrolio); ma credo che questa misura da sola, non accompagnata da una seria sensibilizzazione sul tema, rischia semplicemente di ritardare il problema invece di affrontarne le radici: l'esaurimento del petrolio non è un evento imprevisto, ma la conseguenza inevitabile del nostro stile di consumi (data la limitatezza fisica dei combustibili fossili).

Il paradosso quindi funziona bene soprattutto se non si mette in discussione le sue premesse, cioè il sistema economico e di consumi in cui nasce...

...il fatto che, mantenendo il dubbio, i profitti si dirigano preferenzialmente verso certe tasche (lobby petrolifere,delle automobili ecc..) alimenta inevitabilmente qualche sospetto! ;)

G.