15 Dec 2008

Il Portogallo in testa all' eolico europeo

La penisola Iberica, tra le regioni Europee
più attive nel campo delle rinnovabili,
può vantare ora un nuovo record:

Nei primi giorni di Dicembre è stata completata
e messa in funzione la più grande centrale
eolica onshore (cioè situata sulla terraferma)
Europea.
Si trova a Ventominho, nel Nord
Ovest del Portogallo, al confine con la Spagna.


Ha una capacità potenziale di 240 Mega Watts
ottenibile grazie a 120 turbine distribuite
su un area di 30 Km quadrati.



Le turbine sono fornite dalla tedesca Enercon, mentre la proprietà del progetto è per l'85%
in partnership tra le società
EDF EN Portugal, filiale di EDF Energies Nouvelles (francese)
e Eolverde,
consociata di Endesa, la più grande società elettrica spagnola.
(Giusto per sottolineare che Germania, Spagna e ora anche Francia... in questo campo c'entrano sempre!).

Confronti: -maggiore centrale fotovoltaica europea (Spagna, Olmedilla): intorno ai 60 MWatts;
-maggiore centrale eolica europea off-shore (Belgio, Thorntonbank) 300 MW, (ma è in progetto
in UK una centrale off-shore da 1'000 MW (London Array), che diventerebbe la maggiore al mondo
);

-centrale idroelettrica "Iron Gate"
(tra Romania e Serbia), una delle maggiori europee: circa 2'000 MW;
(comparabile come ordine di grandezza alle grandi centrali termoelettriche e alle centrali Nucleari);

(La notizia di questo post è presa da blogeko.libero.it (pag 4/5).
Altre info sono tratte da: wikipedia, www.pvresources.com, www.guardian.co.uk ...)

6 comments:

Unknown said...

Ciao Giacomo.

Ti lascio un’osservazione a riguardo della transazione da economia basata su petrolio a economia basata su energie alternative.

E’ interessante fermarsi un attimo sul concetto che per produrre energia serve energia. Cioe’ per fare l’eolico, il solare, o comunque anche bruciare carbone (alternativa energeticamente valida al petrolio, anche se ambientalmente deprechevole), serve energia, almeno inizialmente diversa dall’eolico, solare o carbone stessi.

Mi spiego. Per costruire il mulino a vento servono processi industriali che sono alimentati dal petrolio, plastiche o altri materiali che vengono dal petrolio, trasporto dei pezzi sulla collina ventosa con camion che bruciano petrolio. Anche per estrarre il carbone servono ruspe che vanno a petrolio. Forse dico delle ovvietà, ma tutta l’infrastruttura di produzione materiali, costruzione e trasporto, anche per le energie alternative, è completamente basata sul petrolio.

Il mio messaggio grossolano è: il mulino a vento bisogna farlo presto, prima che l’intera infrastruttura che serve a produrlo non funzioni più perché manca petrolio! Trasformare l’intera infrastruttura per alimentarla con energie alternative è opera colossale, ben più grande di introdurre le energie alternative stesse.

In conclusione, mi sembra che ci siano due ordini di problemi. (1) L’accesso a energie alternative. (2) L’energia necessaria all’infrastruttura che serve per produrre e trasformare quell’energia alternativa. Il secondo problema mi sembra più complesso del primo. Per lo meno bisognerebbe affrontare (1) in tempo finché (2) è ancora sostenuto dal petrolio.

Gion said...

Ciao Giacomo,
mi chiamo Giovanni laurenado in ingegneria meccanica all'università di Udine. Sono giunto su questo spazio grazie al consiglio di un amico comune, Simone.
Vorrei esordire sottolieneando quanto scrive Simone sul fatto che il rapporto energetico tra l'energia prodotta dalla nuove fonti e l'energia vecchia necessaria per poter utilizzare le nuove fonti è ancora nettamente sfavorevole.
Senza inventare l'acqua calda sarebbe opportuno affrontare la questione in modo probabilmente più conveniente sotto molto punti di vista.
Dalla fisica abbiamo appreso che il rendimento è dato da:

ren = 1 - (En. persa/En. fornita);

è palese sostenere che si massimizza il rendimento diminuendo le perdite. Quindi senza star li a limare il grado nelle palette dei turboreattori (e anche quello serve) lasciare meno luci accese o evitare di utilizzare giocattoli da grandi, golosi di energia, sarebbe gia un passo utile al fine di avere più energia da indirizzare la dove serve!!
Ma purtroppo l'occidentale medio soffre di una sorta di horror vaqui per tutto cio che accade al di la degli interruttori, una ignoranza dilagante in campo energetico che ancora oggi fatica ad esser scalfita nonostante si parli e straparli di emergenza energetica.
E' un fare la politica dello struzzo di fronte a tutto cio che preventiva una ridiscussione e ridimensionamento del nostro tenore di vita.
Quindi il problema è più sociale che tecnologico?
Una cosa certa è che allo stato dell'arte della tecnologia sarebbe più semplice intervenire sul risparmio energetico aspettando l'affinamento tecnologico quindi realizzativo di fonti alternative.
L'abitudine alla parsimonia sarebbe un ottimo esercizio anche spirituale.
Nell'attesa di un deus ex machina sarebbe ulteriormente opportuno rallentare i ritmi dettati dal profitto di pochi per mettere a fuoco questioni più intime della nostra civiltà seguendo le orme delle pensiero montanaro nel suo elogio alla calma e al recupero del piacere della lentezza.. perchè andando lenti ci si gode di più il paesaggio.
Avere merci che viaggiano a 300 km/h e pensieri che non escon dal cortile non è indice di progresso.
Ti ringrazio quindi per il lavoro informativo e formativo che esprimi in questo blog.
Mi auguro soprattutto possano nascere delle collaborazioni su progetti concreti dallo scambio critico di idee.

Giovanni

giacomo said...

Ciao Giovanni, grazie per il tuo commento!
Sono perfettamente d’accordo. Del resto alcuni stati più avanzati (nord europa) puntano molto su questo e hanno stabilito dei parametri molto rigidi di isolamento termico.
Purtroppo altri stati che ben conosciamo non seguono questa linea... ma non voglio dilungarmi ora in discorsi deprimenti... ci tornerò in seguito.

Il tuo spunto però è molto centrato e sarebbe davvero interessante completarlo con delle statistiche che comparino l'energia potenzialmente ottenibile dai risparmi energetici con quelli delle fonti rinnovabili (in italia per cominciare)... io te la butto lì, se tu hai tempo e voglia... sarò ben contento di pubblicare un contributo in proposito!
g.

(NB: grazie Simone per aver posto l'attenzione sul "costo delle energie alternative"!... ci tornerò presto con un post di approfondimento)

12 January 2009 08:49

giacomo said...

(che piacere Giovanni sentire parlare di lentezza e sobrietà dei consumi...
penso a Simone con l'orologo a cipolla che fuma la pipa... come resistere a qualche divagazione idealista...
la nostra economia è attualmente dominata dal trend della crescita continua, dove il rallentamenteo implica già crisi...
Il consumismo diventa quindi un ingrediente fondamentale per mantenere in moto il ciclo:
“+produzione => +profitto => +consumi => +produzione.. etc”.
La velocità ne è parte integrante:
camminare piano (magari pensando), non è produttivo per il sistema economico, e di potere... anzi pericoloso (come Bradbury ben presagiva negli anni '50 in Fahrenheit 451): diminuire i consumi infatti fa inceppare il ciclo e presagire la crisi.
Certo, a parere di molti è l’unica soluzione a lungo termine...
appunto “lungo termine”, un concetto discutibilmente compatibile con le classi politiche occidentali...
ma qui mi fermo e torno alla ragione: questo è un blog realista sulle energie,
vi diffido dall' aggiungere altri commenti idealisti!;)
g

(“Io,” disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da
spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…”
A.S.Exupery)

12 January 2009 09:43

Unknown said...

Partendo da queste ultime riflessioni ho fatto un giro nel web alla ricerca di dati sul risparmio energetico, e mi sono imbattuta in un sito molto interessante sulle energie rinnovabili (http://www.rinnovabili.it suggerisco di inserirlo tra i links utili e comunque di visitarlo!!).
Tra le tante notizie, in prima pagina c’è un approfondimento che capita proprio a fagiolo: “Decrescita, l'opzione per un futuro sostenibile”.

In breve, la decrescita è un concetto politico, secondo il quale la crescita economica, intesa come accrescimento costante di uno solo degli indicatori economici possibili (il PIL), non è sostenibile per l'ecosistema della terra.
Secondo il senso comune politico corrente, l’aumento del PIL viene posto come obiettivo di ogni società moderna al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di vita. Tuttavia ciò contrasta
con il fatto che le risorse naturali (energetiche e non) sono limitate e quindi non si può immaginare un sistema votato ad una crescita infinita.
L’unica via sostenibile da seguire, secondo la teoria della decrescita, è cambiare il paradigma dominante della necessità di aumentare i consumi per dare benessere alla popolazione, favorire i risparmi, anche energetici, e ritrovare valori fondamentali ormai annebbiati.

Troviamo quindi riscontro su quanto avete già detto, ovvero di quanto sia inscindibile un cambiamento sociale-economico globale dallo sviluppo di fonti alternative, rinnovabili ed ecologiche. Di come debbano andare di pari passo l’evoluzione tecnologica, la rivoluzione della scienza economica e della coscienza sociale.

ciao
antonia

Unknown said...

DATI POSITIVI

Tanto per tornare un attimo al tema dell’eolico, punto di partenza di questi commenti, inserisco un trafiletto tratto dallo stesso sito di cui sopra: una notizia positiva sui progressi che nonostante tutto anche la nostra Italia riesce a fare!!


Eolico 2008: un vento da 6 TWh
Anev-Aper-Enea-Gse forniscono i dati all’energia eolica in Italia, in merito all’anno appena conclusosi. Numeri positivi che confermano in pieno la previsione che l’Associazione dell’energia del vento aveva pubblicato nel 2005
L’energia eolica italiana sta ampiamente dimostrando d’essere una fonte dalle grandi potenzialità. Lo dimostrano soprattutto gli eccellenti risultati ottenuti nel 2008, anno conclusosi con il massimo di installazioni di sempre per il nostro Paese, cresciute di circa il 35%. Un record che tradotto in cifre vede ulteriori 1.010,40 MW in termini di nuova potenza installata che ha così raggiunto complessivamente i 3.736,47 MW. Da primato anche la produzione elettrica pari a oltre 6 TWh, quasi il 2% del Consumo Interno Lordo a dimostrazione della continua crescita di questa fonte pulita nel sistema elettrico nazionale, nonostante tutti gli ostacoli tutt’ora esistenti: iter autorizzativi tempi lunghi per le connessioni dei nuovi impianti, assenza di una ripartizione regionale dell’obiettivo nazionale (burden-sharing), quadro normativo ancora incompleto. Piena soddisfazione dunque da Anev, Aper, Enea e Gse che nel riportare la notizia tengono anche a sottolineare come nel tempo si stia delineando un quadro di crescita più stabile anche se ancora non in linea con il livello dei vicini europei. Un buon punto di partenza soprattutto per il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020.